Emanuele Sanna (con un ricordo di Massimo D'Alema)


Un leader della sinistra e della sanità pubblica

da La Nuova Sardegna del 2 ottobre 2012

La donazione degli organi, il suo ultimo gesto di solidarietà, è la sintesi perfetta della vita pubblica e privata di Emanuele Sanna: un politico subito diventato potente e autorevole che non ha mai perso di vista l’umile valore della coerenza tra parola e gesto. L’altra immagine emblematica della sua fine prematura a 69 anni è la camera ardente nel “suo” reparto di pediatria del “suo” Brotzu: a pensarci bene sarebbe stato riduttivo sia il prestigio del Consiglio regionale, dove pure è stato un grande presidente, sia la sede del partito in via Emilia, dove è stato dirigente di Pci, Pds, Ds e ora Pd; mentre quel reparto di quell’ospedale da lui aperto tra mille resistenze coniuga la missione della sanità pubblica con la passione-vocazione della politica che si fa concretezza e servizio.
Emanuele Sanna è morto ieri mattina dopo cinque giorni di ricovero in ospedale, di cui tre in coma irreversibile. La moglie Teresa e i quattro figli, che con molta compostezza hanno immediatamente autorizzato l’espianto, e i fratelli di Samugheo sono stati raggiunti da una processione di politici, medici, infermieri, giovani militanti, semplici amici. Un clima di profonda commozione raro per la scomparsa di un classico uomo delle istituzioni, severo, rigoroso, esigente, dal carattere forte e talvolta spigoloso, ma pronto a sciogliersi di fronte alle difficoltà altrui.


La sua è una vita intensa. Figlio di una famiglia contadina si laurea in medicina a pieni voti vivendo nella casa dello studente. Si butta con entusiasmo nella professione e si dedica anche alla politica nel Pci. Nel 1975 viene eletto consigliere comunale a Cagliari, da tempo è uno dei protagonisti nella lotta per dotare la città, colpita dal colera, dei depuratori. Allievo di Licio Atzeni (grande dirigente e padre dello scrittore Sergio) e poi di Umberto Cardia e Andrea Raggio (avendo la stoffa del leader non si è mai fatto coinvolgere dagli scontri altrui), nel 1979, a 36 anni, entra in Consiglio regionale («non volevo accettare, non mi sentivo pronto»), l’anno dopo diventa assessore alla Sanità (nella prima giunta di sinistra della storia della Regione) e fa vedere come si governa: contro i potenti della sanità privata e le resistenze della burocrazia fa nascere le Usl e apre prima il Brotzu (con un autentico blitz che lo ha reso subito famoso) e poi il Microcitemico. Tale è ormai la sua fama che nel 1984 è eletto presidente del Consiglio regionale: a 41 anni assume un ruolo enorme grazie a imparzialità, dialogo e credibilità.
Da autonomista, in quella fase consolida i rapporti con il Psd’Az di Mario Melis, che diventa suo amico fraterno. E tesse rapporti con la Dc più aperta al nuovo: il moroteo cagliaritano Pinuccio Serra (che gli favorisce l’incontro con Pietro Soddu) e il suo allievo ed erede Paolo Fadda. Questo incontro tra Pci e Dc favorisce – a tredici anni del fallimento dell’unità autonomistica – del governissimo del 1992 (Dc-Pds) ed è assessore all’Ambiente. Anni più tardi rispolvererà questa competenza creando il Comitato sardo del paesaggio che, in solitudine, avviò la battaglia contro l’eolico selvaggio.
Lascia le istituzioni nel 1994, ma diventa segretario del Pds nel 1997 (una grande battaglia di legalità per difendere la giunta Palomba dal «partito dello sfascio»), poi torna in Consiglio, nel 2002 fa un appello contro la deriva del «cesarismo» (così chiamava il presidenzialismo, lui che era parlamentarista). Ha inizialmente un rapporto difficile con Renato Soru, poi i due si avvicinano, anche se non troppo. Deputato dal 2006 al 2008, sindaco di Samugheo «per riconoscenza e spirito di servizio», infine presidente del Consorzio industriale di Cagliari. Quindi l’uscita dalla scena ma non dall’impegno sia in politica sia nell’ospedale dove ieri il suo cuore buono ha cessato di battere.

Il ricordo di Massimo D'Alema
Massimo D’Alema si è «commosso» quando ha appreso della morte di Emanuele Sanna, il dirigente del Pd sardo scomparso lunedì a 69 anni dopo tre giorni di coma per emorragia cerebrale . L’ex premier e ora presidente del Copasir ha dichiarato ieri alla Nuova: «Ci ha uniti una lunga militanza e la nostra vicinanza si è confermata ultimamente in occasione del rapimento di Rossella Urru». E ricordando diversi incontri con lui a Roma, ha rivelato: «Emanuele è stato vicino alla famiglia e si è impegnato per la liberazione di Rossella, con rigore e intelligenza, senza mai apparire».
Subito dopo il sequestro Emanuele Sanna si era subito rivolto al presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica per sensibilizzarlo e chiedergli aiuto. E lo aveva fatto incontrare con i familiari, in particolare il padre e il fratello, della cooperante di Samugheo. Incontri che, per compostezza e umanità, avevano colpito anche lo staff di D’Alema.
Emanuele Sanna era rimasto in costante collegamento con il presidente del Copasir, ma sempre nella massima riservatezza, anche dopo la liberazione. Ora che egli non c’è più è D’Alema a rendergliene omaggio per esaltarne le sue «doti di serietà e saggezza».
«L’improvvisa scomparsa di Emanuele – ha detto Massimo D’Alema – mi ha profondamente colpito e rattristato, mi è davvero dispiaciuto molto. Ci conoscevamo da lungo tempo, il nostro era un rapporto di grande stima».
A unire D’Alema e Sanna era, ha detto l’ex premier, «la concezione della politica vissuta con impegno e dedizione» In poche parole con passione. «Sì – ha aggiunto Massimo D’Alema – ma una passione che ha poco a che vedere con il personalismo e la politica spettacolo di questi anni». In sostanza Emanuele Sanna ha vissuto nel solcodi «una tradizione che viene da lontano, la tradizione del Pci che i sardi – ha aggiunto il leader nazionale – conoscono bene perché era impersonata da Enrico Berlinguer».
Emanuele Sanna era un berlingueriano doc, dirigente della Fondazione Berlinguer e in Sardegna tra i promotori dei più importanti dibattiti sul segretario del Pci scomparso a Padova nel 1984.
«Con Emanuele siamo sempre rimasti in contatto», ha concluso D’Alema. Che non ha voluto aggiungere altro sugli incontri per la liberazione di Rossella, se non dire che è stata l’occasione anche per rinsaldare il rapporto con il dirigente sardo e rafforzare i sentimenti di stima.