Mario Monti (2013)

"Ecco l'Agenda Sardegna che farà crescere l'isola"
da La Nuova Sardegna del 18 febbraio 2013
Il premier Mario Monti è oggi a Cagliari per la campagna elettorale della “sua” Lista Civica: alle 15.30 al Palazzo dei Congressi della fiera presenterà il programma, che anticipa in questa intervista, e i candidati sardi.
Presidente Monti, esiste nel suo programma un'Agenda Sardegna?
«Sì, è quella presentata bene a Sassari da Pierpaolo Vargiu e Mario Sechi, i nostri capilista alla Camera e al Senato. E' un primo contributo che punta a chiudere un pagina della storia sarda e ad aprire una nuova stagione».
Qual è il punto di partenza? 
« La globalizzazione e la recessione hanno colpito la Sardegna più di altre Regioni. Il modello di sviluppo industriale dell'isola ha mostrato tutti i suoi limiti ed errori, in molti casi è letteralmente imploso».
Qual è la vostra proposta? 
«La nostra Agenda per la Sardegna è l'opportunità di cambiare. Dobbiamo sostenere la creazione di piccole e medie imprese, allungare la stagione turistica e migliorare l'offerta di infrastrutture e trasporti, agganciare il treno dell'innovazione tecnologica che nell'isola ha un terreno fertile da coltivare, creare non posti di lavoro che poi spariscono ma lavoro stabile».
L’idea sembra quella di una nuova prospettiva per l'economia sarda. Ma nel concreto, che cosa significa? L'abbandono della grande industria? 
«Il mio governo ha lavorato intensamente sulla crisi industriale della Sardegna, tutelando le realtà produttive in difficoltà ma in grado di stare ancora sul mercato, e aprendo vie di riconversione per le esperienze ormai non più sostenibili».
Si riferisce al caso del Piano Sulcis? 
«Certo. Lo abbiamo avviato e lo stiamo sostenendo. Prevede uno stanziamento di oltre 450 milioni di euro per interventi infrastrutturali, di bonifica, di riconversione e riqualificazione produttiva dell'area. A queste risorse, nazionali e regionali, si aggiungeranno quelle derivanti dalle multe comunitarie che Alcoa dovrà pagare e che il governo, con il decreto Crescita 2, ha già deciso di destinare allo sviluppo industriale dell'area».
Come funzionerà l’intero progetto? 
«Il Piano Sulcis è un intervento integrato che per noi è un esempio da utilizzare in altre aree di crisi del Paese. Portovesme, Alcoa, Carbosulcis sono diverse manifestazioni dello stesso problema: o si è in grado di competere con i mercati internazionali, oppure bisogna avere il coraggio di cambiare e riconvertire industrialmente le attività».
E’ la stessa situazione che c’è a Porto Torres. 
«Infatti a Porto Torres è stato avviato il polo della chimica verde, già riconosciuto come una best practice a livello europeo. La joint-venture tra Eni e Novamont è la dimostrazione che l'economia e l'industria sarde, accettando la sfida del cambiamento e dell'innovazione, possono giocare ancora un grande ruolo produttivo e occupazionale».
Bisogna ripensare il modello di sviluppo dell’isola? 
«Subito. Su questo credo che nessuno possa muovere contestazioni. E noi di Scelta Civica abbiamo il piano giusto e la classe politica per realizzarlo».
Turismo, ambiente e cultura sono davvero capaci di assicurare lo sviluppo alla Sardegna? 
«Sono fondamentali. Rispondono a uno sviluppo armonioso del territorio e sono il primo punto di chi vuole cambiare sul serio. La Sardegna ha tutte le risorse per essere ai primi posti dell'offerta mondiale. In alcune zone – la Gallura con la Costa Smeralda – lo è già, ma non è sufficiente».
Di cosa c’è bisogno? 
«Il turismo ha bisogno di infrastrutture e di una vera continuità territoriale nei trasporti. Dobbiamo migliorare l'accessibilità esterna e interna, con interventi infrastrutturali su porti e aeroporti, e interventi sulle aree metropolitane e sulle grandi direttrici di collegamento. I porti hanno bisogno di investimenti e gli interventi previsti sull'impianto portuale di Porto Torres, di Olbia e di Cagliari, hanno un valore complessivo nella prima fase di circa 300 milioni di euro. Tutto questo va integrato con interventi sulla continuità territoriale via cielo e via mare».
Berlusconi, per affrontare l'emergenza economica e sociale, ha proposto per la Sardegna la moratoria per i pagamenti Equitalia. E' un'ipotesi possibile? 
«Equitalia già oggi prevede la rateizzazione dei debiti. E il governo ha raccomandato la massima attenzione per i diritti dei contribuenti. Quanto alle cose dette da Berlusconi, i sardi conoscono bene le sue promesse. Finita la campagna elettorale, diventano lettera morta. Non si realizzano. Mai. Ricorda la telefonata a Putin per risolvere i problemi del Sulcis? Lei ha notizie della risposta? Il problema si è risolto?».
A proposito di crisi. Un anno fa a Palazzo Chigi è stato aperto un tavolo sulla Sardegna tra il suo governo e la giunta Cappellacci. Poi il confronto si è bloccato, ad esempio sulla vertenza entrate. Anche su altri settori, come i trasporti, ci sono ricorsi alla Corte costituzionale. Cosa è successo? 
«Dialoghiamo serenamente con tutte le istituzioni, Regione Sardegna compresa. Abbiamo cercato soluzioni a problemi che vengono da lontano e che i governi che ci hanno preceduto non hanno voluto affrontare. La vertenza sulle entrate deve trovare un esito positivo, credibile, una tabella di marcia e non una semplice esternazione di volontà».
Ma Cappellacci si è dovuto rivolgere alla Corte costituzionale. 
« Non mi pare che con Berlusconi e Tremonti la giunta Cappellacci abbia trovato grande ascolto, anzi si è trovata di fronte un muro con la scritta No. Ecco, noi invece stiamo dialogando e abbiamo riconosciuto che il problema esiste. E per Scelta Civica questo è un punto da risolvere al più presto. La Sardegna ha tutto il diritto di avere certezza sulle sue risorse finanziarie».
Si è riaperto il dibattito sulla zona franca. La Regione chiede che vengano avviate le procedure. 
«Ho visto. Al di là della demagogia e delle illusioni che qualcuno alimenta, penso sia positivo parlarne e esplorarne fattibilità e convenienza. Una cosa è certa, si tratta di un piano che ha bisogno del sostegno non solo a Roma, ma anche a Bruxelles e noi di Scelta Civica siamo quelli che hanno la credibilità per mandarlo avanti in tutte le sedi istituzionali. C'è bisogno di credibilità per raggiungere risultati in sede europea».
In Sardegna si sono sviluppate eccellenze nel settore dell'innovazione tecnologica, ma il ritorno economico è stato al di sotto delle aspettative e molti giovani, anche laureati, sono costretti a emigrare. E' un settore che può diventare strategico anche per l'occupazione? 
«L'innovazione non è un concetto astratto. Prevede ricerca, collegamento tra istituzioni pubbliche e private, il dialogo con l'università e soprattutto capitali iniziali per partire e sostenere nel tempo i progetti».
Lei cosa quali soluzioni indica? 
«Nell'Agenda Sardegna sono stati proposti strumenti finanziari innovativi, in particolare la creazione di un Fondo misto, pubblico-privato, che si occupa di lanciare, affiancare e sostenere il business delle imprese che innovano, ma in una logica di profitto e non di assistenzialismo. Per noi la bussola è il mercato e la capacità delle aziende di affrontarlo».
Ci sono le risorse necessarie? 
«Non è un problema di risorse – esistono a più livelli – ma di efficacia degli strumenti, in particolare finanziari».
C’è chi dice che manca una adeguata cultura imprenditoriale. 
«La formazione imprenditoriale è un tema su cui bisogna insistere e qui il ruolo della scuola e dell'Università è fondamentale. Per questo nel nostro programma di governo ci sono più soldi per la scuola e per aiutare i giovani a orientarsi».
Bersani a Cagliari ha detto che nel governo ci sarà una funzione dedicata alla Vertenza Sardegna. Può prendere lo stesso impegno? 
«Bersani riduce il problema a una nomina? Mi pare francamente riduttivo e perfino poco rispettoso dell'intelligenza dei sardi. Io prendo un impegno preciso: dare un'opportunità di crescita e sviluppo alla Sardegna».