Massimo D'Alema (2013)

"Il Pd al governo rifarà le Intese con l'isola"
da la Nuova Sardegna del 29 gennaio 2013
La Vertenza Sardegna? «I ritardi sono stati provocati dal centrodestra, che non ha attuato e ha anzi bloccato le Intese Stato-Regione firmate dal mio governo nel 1999 e dal governo Prodi nel 2006 e nel 2007». Le priorità dell’isola? «Un governo nazionale più attento guidato dal Pd, che riprenda appunto quegli accordi, e una buona giunta regionale, di cui, da quando c’è Ugo Cappellacci, si sente davvero la mancanza». Massimo D’Alema, primo fra i big nazionali a partecipare alla campagna elettorale verso il voto del 24 e 25 febbraio, non si è limitato a lanciare con il consueto sarcasmo altre frecciate a Mario Monti e le consuete bordate a Silvio Berlusconi. O a spiegare la sfida, illustrata nel suo ultimo libro,tra la politica e l’antipolitica. O gli errori e i meriti del suo partito nel caso Monte Paschi di Siena.
Gli incontri.
Nei tre appuntamenti ufficiali e nei colloqui organizzati all’ultimo momento (come quello con il movimento sulcitano dei “figli della crisi” che ha trascorso le vacanze di Natale in tenda sotto i portici del Consiglio regionale) ha dedicato ampio spazio ai problemi dell’isola. Inserendoli nel contesto nazionale («occorre una nuova e vera politica industriale») ma con adeguate specificità: lo statuto speciale da difendere («non è un dono ma una compensazione»), la continuità territoriale («i trasporti sono sempre più insufficienti») , la fiscalità di vantaggio («soprattutto per chi assume»), le bonifiche («non sono un regalo agli ambientalisti ma un’esigenza anche economica»).
La giornata.
Ieri a Cagliari D’Alema ha iniziata con la conferenza stampa assieme al segretario regionale Silvio Lai nella sede del Pd. Quindi, al Ghetto in Castello l’incontro con i Giovani Democratici, nel pomeriggio, in una sala affollatissima del T.Hotel, con il giornalista Giacomo Mameli la presentazione del suo libro appena stampato, Controcorrente.
L’antipolitica.
 «Non penso solo a Grillo, è una visione degli ultimi vent’anni, in Italia emersa con Berlusconi nel 1994, quando cadute le grandi ideologie si è pensato che la politica dovesse lasciare il posto all’economia. E’ stato un fallimento in tutta Europa. I Paesi che hanno retto meglio la crisi, come la Germania, sono saldamente governati dalla politica».
Campagna elettorale.
 «È la più strana che ho conosciuto. C’è una sola proposta di governo, quello del Pd e del centrosinistra, mentre gli altri vogliono o distruggere, come Berlusconi e Grillo, o condizionare Bersani, Monti per staccarlo da Vendola e Ingroia per staccarlo da Monti. Gli italiani sappiano che solo una netta vittoria del Pd garantirà una vera stabilità e la realizzazione di un programma di governo che sia di cambiamento e di solidarietà sociale».
Monti. «Vuole dettare la linea ma in una democrazia governa chi vince. E non cerchi di dare lezioni: un suo candidato era nel vertice del Monte dei Paschi. Non si possono abbassare le tasse se non c’è crescita economica, chi lo promette mente».
Berlusconi. «Ogni volta, quando inizia la campagna elettorale promette di ridurre le tasse, pochi giorni prima del voto le tasse spariscono del tutto. Io credo che gli italiani siano proprio stanchi di essere presi in giro».
Monte dei Paschi. «Ci sono stati errori nel passato, ma sono emersi perché quei dirigenti sono stati rimossi dal nostro sindaco di Siena che ha poi nominato altri amministratori, che hanno denunciato le cose alla magistratura. Se ci sono state colpe si vedrà, ma almeno che ci vengano riconosciuti i meriti».
Il lavoro. «E’ il vero tema dell’Italia. L’unico ad avere una proposta seria è Bersani. Serve la fiscalità di vantaggio. Nel 1998 introducemmo il credito di imposta per chi assume, ebbe uno straordinario successo, ma nel 2002 Tremonti lo cancellò. Ripartiremo da lì».
Riforme. «Inizio ad avere paura di questa parola. Quando parlano di riforme ora si pensa a ridurre i diritti dei lavoratori».
Con i giovani. «Renzi ha fatto bene a sostenere Bersani, un bel gesto. Con lui non ho niente di personale. Continuerò a fare politica anche senza il seggio parlamentare, per me più che una passione è una malattia. Se è così anche per voi non abbiate paura di chiedere di essere candidati».
Con i “figli della crisi”. «Sono storie toccanti, ce ne occuperemo. Ma non parlate di indifferenza della politica, non siamo tutti uguali, c’è chi fa promesse e chi elabora proposte concrete mantenendo gli impegni».
La Sardegna. «Qui la crisi è più grave perché i progetti sono stati bloccati dal centrodestra. Ho firmato nel 1999 un’Intesa con il presidente Palomba su risorse, infrastrutture, sviluppo. Nel 2006, ero vicepresidente, è stata la volta di Prodi con Soru sulle nuove entrate. Nel 2007 c’ero anch’io ad Alghero per l’accordo con l’Algeria sul gasdotto. Tutto fermo. Bersani riprenderà tutto in mano».
L’industria. «Non se ne può fare a meno, va salvata quella che c’è e bisogna puntare su altri settori. Occorre una politica nazionale di sviluppo, c’è solo nel programma del centrosinistra».
Le primarie. «Hanno consentito di candidare molti giovani e donne. Non me ne sono occupato, so che in Sardegna ci sono state tensioni e polemiche e che poi sono state superate. Comunque niente a confronto di come hanno compilato le liste Berlusconi e anche altri».